Limen, la soglia – Mt 21,1-11 – Mt 26 14-27,66

Dom 05 Aprile 2020

Se potessimo celebrare l’eucaristia di questa domenica, giorno delle Palme, canteremmo “Apritevi o porte eterne, avanzi il Re della gloria…!” durante la processione di ingresso che dà inizio alla Messa. È il giorno dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, è il giorno del nostro ingresso nella Settimana Santa, nel mistero di morte e risurrezione. Giocando con le parole, si potrebbe dire che è la celebrazione del “superamento della soglia”. Sì perché superare una soglia (qualunque essa sia) significa andare oltre un limite; soglia in latino è “limen”, ed è interessante notare che questo termine ha molteplici significati: il primo è appunto limite, confine; un altro, speculare, è inizio, esordio.

In base a questa polarità di limite ed esordio possiamo guardare al vangelo dell’entrata di Gesù a Gerusalemme: è strano anche notare che non si legge dall’ambone dopo le due letture, bensì fuori dalla chiesa, in mezzo alla piazza o alla strada, sul limitare tra il profano e il sacro, tra il feriale e il festivo, tra le chiacchiere e il silenzio orante. E per noi che viviamo questo momento di isolamento lo possiamo leggere tra il limitare della casa come luogo di quarantena e luogo dove la Chiesa ha la sua cellula vitale, cioè la famiglia.

Il brano di Matteo è una soglia, un brano di passaggio perché per capirlo a fondo bisogna tener conto di quello che è successo prima e di quello che succederà dopo questi versetti. Prima c’è la Giudea, poi c’è la città di Gerusalemme; prima c’è un Gesù Maestro e guaritore, poi c’è un Gesù Signore (Kyrios). Dal monte degli Ulivi, Gesù manda due discepoli a procurare un’asina e un puledro lasciando loro come sua “credenziale” il nome di Signore (Kyrios): prima volta che Gesù si autodefinisce così in Matteo dopo ben 21 capitoli! E la richiesta viene SUBITO esaudita: al Signore che sta entrando nel suo più grande mistero non si dà attesa.

Ed ecco la prima soglia: la narrazione si fa più veloce, gli eventi si susseguono uno vicino all’altro, da un Gesù che parla a un Gesù che passa ai fatti, non ai miracoli, ma ai fatti pasquali: al suo essere Signore della vita. L’asina serve a Gesù per dare compimento alle antiche profezie e darne significato completo.

Ed ecco la seconda soglia: da un’attesa di un Messia vittorioso, cavalleresco e militare, a un Messia re di pace, di mitezza e di vita. Quel Messia che scende dal monte degli Ulivi stava veramente conquistando Gerusalemme (che ha anche il significato di “Città della pace”) non con le armi, ma con il suo corpo e il suo sangue, con la sua vita. E con Gerusalemme, sta per conquistare l’umanità intera dal potere della morte. All’entrata di Gesù, una folla lo precedeva e seguiva acclamandolo con il Salmo 118 che, se letto per intero, annuncia ciò che Gesù andrà a vivere di lì a pochi giorni. Ma a questa folla si oppone una città che ora si agita e si agiterà poi quando vedrà il Signore entrare nel Tempio e rovesciare i banchi dei cambiavalute, fino all’estremo dell’agitazione condannandolo alla morte.

Ecco la terza soglia: la soglia della città di Gerusalemme che il Signore e la folla attraversano, ma anche la soglia della città intesa come l’insieme delle persone che abitavano, gestivano e governavano Gerusalemme dedite allo studio e alla pratica religiosa, però incapaci di riconoscere il Signore.

Le soglie sono dappertutto: spazi-non spazi che dividono i nostri ambienti di casa, segnano ciò che è dentro e ciò che è fuori, ciò che fa parte del nostro Paese e ciò che è estero o straniero; spazi-no spazi che cambiano anche le nostre abitudini, le regole per vivere gli ambienti che separano (cucina-corridoio; entrata-soggiorno; Italia-non Italia…).

Tuttavia esistono soglie temporali capaci anch’esse di incidere sulla vita di ciascuno, ad esempio i vari passaggi d’età della vita. Ed eccoci qui a vivere un tempo soglia, un tempo tra il prima e il dopo. Un tempo che, ironia degli eventi, ha al suo centro (speriamo) la Pasqua. Un tempo che non è come quello che abbiamo lasciato e che sicuramente non potremo recuperare una volta usciti da questa soglia. E anche qui, come a Gerusalemme, il Signore entra a cavallo di un’asina.

Siamo disposti a cantare ancora una volta “Apritevi o porte eterne” e ad accoglierlo anche in questa situazione di fragilità e precarietà, oppure la soglia è sbarrata, lo guarderemo e diremo “chi è costui”? Chiediamo la forza e la luce della fede di abitare questa soglia, limite per qualcuno ed esordio per qualcun altro. Lasciamoci alle spalle il deserto della quaresima ed entriamo nella città in cui “morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello” (Sequenza del giorno di Pasqua).

Filippo Visentin

Io sono con voi tutti i giorni (Mt 28,16-20)

Qualche versetto prima del brano di oggi, Gesù si mostra alle donne e lascia loro un messaggio per i discepoli: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea:...

Una promessa per i lontani – Gv 10, 1 10

Siamo cristiani. Sì, lo siamo. O almeno diciamo di esserlo. Ma tecnicamente che cosa intendiamo quando lo diciamo? Voi mi direte: «Ma cosa c’entra questa domanda con il bellissimo brano...

Gesù è veramente risorto, alleluia! – Gv 20, 1 9

Quanto è bello celebrare la Pasqua!Dopo aver assistito al rifiuto di Gesù da parte degli uomini, vediamo come Dio invece lo accoglie e gli dona di vivere una vita nuova, una presenza...