Liberi di scegliere se migrare o partire – Mt 20,1 16

Dom 24 Settembre 2023

«Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi» (Mt 20,16).

Talvolta le persone sono schiacciate da condizioni esistenziali, sociali, economiche, politiche, dalle quali è difficile uscire. Una fra le peggiori è la condizione del migrante, costretto a lasciare il Paese d’origine per cercare altrove migliori condizioni di vita. Se pensiamo che il fenomeno mi gratorio coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, ci rendiamo conto della dolorosa complessità del problema che interessa, altra faccia del fenomeno, anche i cittadini dei Paesi ospitanti.

Ad ogni migrante che parte deve corrispondere un luogo che possa accogliere al meglio, con opportune azioni e risorse adeguate, chi arriva.
L’esperienza di questi anni fa capire purtroppo che questa corrispondenza simmetrica e virtuosa fra chi parte e chi accoglie è piuttosto rara. In questa situazione, spesso drammatica, che può fare il cristiano cittadino in tensione continua fra la radicalità esigente della Parola di Dio ed il rispetto delle leggi del proprio Paese?

Se il Paese che accoglie è democratico, ci sono spazi per migliorare le norme sull’immigrazione, ben sapendo che nessun Paese, anche il più democratico ed aperto, rinuncerà a politiche per controllare i confini, garantire la sicurezza, stabilire quote di ingresso. Salvare vite umane è un dovere irrinunciabile ed inderogabile, ma è pure necessario leggere la realtà in tutti i suoi aspetti, come scrive papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: “Liberi di scegliere se migrare o restare”.

Ora, appare evidente, solo in una democrazia si può avere questa libertà di scegliere se migrare o restare. Le dittature infatti non solo
impediscono di entrare, ma non permettono neppure di uscire. Nel 2017 papa Francesco ha sottolineato l’importanza di «saper coniugare il diritto di “ogni essere umano […] di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse” e, nello stesso tempo, garantire la possibilità di un’integrazione dei migranti nei tessuti sociali in cui si inseriscono, senza che questi sentano minacciata la propria sicurezza, la propria
identità culturale e i prop ri equilibri politico sociali». Poi ha aggiunto: «D’altra parte, gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti». Quindi ha precisato come «un approccio prudente da parte delle autorità pubbliche non comporta l’attuazione di politiche di chiusura verso i migranti, ma implica valutare con saggezza e lungimiranza fino a che punto il proprio Paese è in grado, senza ledere il bene comune dei cittadini, di offrire un a vita decorosa ai migranti,
specialmente a coloro che hanno effettivo bisogno di protezione».

L’impegno per i migranti e l’impegno per realizzare società più democratiche sono facce della stessa medaglia. Che senso può avere allora la scelta di andare con trocorrente, cui il Signore continuamente ci chiama? La verità è che anche quando non è possibile il rovesciamento di posizioni ingiuste che mortificano l’umano, resta sempre aperto l’orizzonte della fede. Un orizzonte che genera una salutare tensione che nessuna soluzione provvisoria può appagare, ma che deve comunque attraversare la vita del credente e di ogni comunità ecclesiale.

(Dino Calderone, operatore pastorale Migrantes)

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