Nessuna vita è inutile – Mt 10,26-33

Sab 20 Giugno 2020

Quando leggo le vite dei santi, mi colpisce un tema ricorrente: spesso, durante la vita, sono stai accusati ingiustamente, si sono ritrovati soli e incompresi. Tuttavia, se oggi sono riconosciuti come santi, vuol dire che in qualche modo hanno ricevuto giustizia, sia pure dopo la morte.

Mentre medito su quelle vite, penso però anche a tutti coloro che hanno sofferto in silenzio e che hanno conservato nel cuore la certezza della propria innocenza. Questa grazia di rimanere in silenzio, percorrendo un calvario di mortificazioni, mantenendo lo sguardo sull’alba della risurrezione e cercando dentro di sé la forza del perdono sono per me le caratteristiche che rendono santa una persona.

La possibilità della santità è costantemente davanti a noi, perché è il cammino stesso della vita che inevitabilmente ci mette alla prova. Le parole che ritroviamo nel testo del profeta Geremia (Ger 20,10-13) non sono insolite, ma costituiscono i tratti frequenti della vita di ogni uomo: la calunnia, la caduta che tutti aspettano, l’inganno di cui siamo vittime, la vendetta di chi prova invidia davanti al nostro successo.

Quale vita non conosce questo vocabolario? Anche Gesù presenta ai suoi discepoli la vita come un’alternativa tra opposizioni tra cui scegliere: nascondere o svelare? Mantenere segreto o far conoscere? Tenebre o luce? Sussurrare all’orecchio o gridare sulle terrazze?

Le parole che leggiamo in questi versetti del cap. 10 di Matteo fanno parte infatti del discorso che Gesù rivolge ai discepoli prima di mandarli in missione: la vita si presenta così, come alternative tra cui scegliere. Dove allora dobbiamo cominciare a fare luce? Non nella vita degli altri, come spesso un’ossessione pruriginosa ci spinge a fare, ma innanzitutto nel nostro cuore!

I santi sono quelli che hanno imparato che oltre al corpo c’è anche un’anima: oltre a quella carne che inevitabilmente rimane ferita nel cammino in mezzo alle spine della quotidianità, c’è anche un nucleo più profondo, che rimane intoccabile. È il luogo della verità dove Dio ci incontra. È quello che solo il Signore vede e conosce. Ed è lì che si gioca la partita più importante, dove cioè possiamo arrivare a negare Dio o a riconoscerlo come Signore della nostra vita nonostante le prove, le fatiche e le umiliazioni.

Molte volte non possiamo fare altro che rimanere nell’impotenza, ma è proprio in questa fragilità che possiamo fare esperienza della grazia di Dio. Davanti a Dio nessuna vita è inutile, nessuna persona è senza valore. La voce di Dio ci ricorda invece che nel suo cuore noi abbiamo sempre un posto di figli amati. È a questa certezza che dobbiamo aggrapparci per non scivolare nel vortice del male.

(padre Gaetano Piccolo)

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