Imparate da me – Mt 11,25-30

Dom 05 Luglio 2020

La bellezza di questo brano è paradossalmente esaltata dai fatti accaduti e dal contesto in cui è inserito. Giovanni Battista è in carcere e nutre dei dubbi su Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?». Inoltre, le città dove Gesù aveva predicato e operato prodigi non si erano convertite. Motivi questi che avrebbero potuto umanamente scoraggiare.

Gesù, invece, si rivolge al Padre con affetto, serenamente. Non si lamenta, ma eleva la sua lode a Lui. È una lode al Padre per essersi rivelato ai piccoli, per aver tolto il suo velo davanti al povero, a chi è fragile, a chi sa di essere limitato, mancante, bisognoso. Solo chi ha consapevolezza di avere un vuoto da colmare, di non bastare a se stesso, è pronto ad accogliere, ad essere “ricolmato” di ogni bene, a riconoscere l’amore. Il bambino non sa tante cose, ma riconosce chi lo ama e a lui si affida completamente.

Il messaggio di Dio è per tutti, nessuno escluso. I sapienti e i dotti ne sono anch’essi destinatari. Non sono esclusi. Si sono esclusi. Rigidi osservanti della legge, rinchiusi in essa, come in una gabbia, per aver rifiutato l’annuncio di verità. «Venite a me»: commuove l’invito di Gesù ad andare da Lui, per la dolcezza e l’affetto che in esso traspare. È grande il suo desiderio di rinfrancare, perché la nostra vita sia bella. Bella per le relazioni segnate dalla fraternità e dalla voglia di pregare per il nemico perché lo sentiamo amico. Egli che è Dio, ci vuole più uomini, più umani. È Lui il maestro dalle caratteristiche insolite: non ha arroganza, né prepotenza, ma mitezza e umiltà. È l’Uomo delle beatitudini. Ci invita a imparare da Lui.

Sì, ogni discepolo impara dal suo maestro e non smette mai di farlo. I dotti e i sapienti imponevano, nel nome di Dio, leggi che opprimevano: un giogo insopportabile. Gesù propone un giogo dolce, leggero: l’amore. Non schiaccia, non mortifica, ma solleva, invita a prendersi cura degli altri, ad avere a cuore la vita degli altri, oltre la propria. Certo impegna, costa fatica, non elimina delusione e dolore. Ma trasforma la nostra vita, rinnovandola e rendendoci beati.

Aiutaci, Signore, a sentirci piccoli,
ad avere bisogno di te.
Aiutaci a voler aprire il cuore a te
e agli altri.
Aiutaci a scoprire la bellezza
dell’amore del Padre.
Aiutaci ad essere discepoli fedeli, sempre.
Aiutaci a diventare testimoni instancabili del Vangelo.
Tienici per mano, in ogni tempo,
fino all’incontro con te.

(A cura dell’Azione Cattolica Italiana)

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