Gesù Figlio e fratello

Sab 11 Gennaio 2020

In questo Vangelo Giovanni e Gesù si trovano di fronte: gli sguardi s’incrociano. Giovanni lo riconosce, stupito e interdetto domanda: Io ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?

L’Evangelista vuole sottolineare che Gesù andò espressamente in fila nelle acque del Giordano e che Giovanni senza timore, mostrò la sua contrarietà. Perché Gesù si fa battezzare? E’ la novità radicale del Signore che rovescia tutto ciò che è ingabbiato nei nostri schemi mentali, qui riceve il nome di Figlio da parte del Padre, e il suo essere Figlio lo porta a essere fratello. È il momento della vocazione (chiamata) e della missione (cammino).

Lascia fare per ora: cosi infatti conviene che noi compiamo ogni giustizia e Giovanni non può rifiutarsi di portala a compimento. Una giustizia che non è un seguire canoni e leggi sterili e teoriche, questa parola esprime molto di più, un concetto di relazione che contiene l’essere fedele, la lealtà per la comunità e la solidarietà. Gesù intende la sua missione come un mettersi in comunione con il suo popolo, con l’uomo che sente il peso e la fatica, vuole immergersi nel percorso che l’uomo fa a volte nella solitudine.

Figlio del suo popolo accetta con umiltà la mediazione nella figura di Giovanni Battista. Si compie la missione di Cristo preannunciata in Isaia: “Ecco il mio servo che io sostengo… il mio Spirito scenderà su di lui”. Appena Gesù è battezzato: ecco si aprirono per lui i cieli e vide lo Spirito Santo venire su di lui come colomba. L’apertura dei cieli è un’immagine forte che indica una nuova possibilità di comunicazione tra Dio e gli uomini: lo Spirito è pronto per una nuova creazione. Uno Spirito che continua a creare, ora è finalmente tra noi grazie al Figlio di Dio che si mostra parte di noi.

Dopo il momento della visione c’è il momento dell’audizione “questi è il figlio mio, il prediletto nel quale mi sono compiaciuto” che indica l’evento della Parola di Dio, in modo chiaro: Gesù non è un profeta qualsiasi ma è il profeta per eccellenza. Essere cristiani oggi vuol dire proprio questo: sapere di essere amati da un Dio che non abbandona, che non condanna che incoraggia e sprona e ci chiede di vivere sempre più una vita nella semplicità, nella consapevolezza di essere creature amate, chiamate a essere amore. Essere cristiani vuol dire riconoscere la fecondità del nostro essere battezzati e sentirci appartenenti alla Chiesa, questa grande famiglia che ci rende fratelli in Cristo.

(Suor Tiziana Chiara Caputo)

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