Accogliere è aprirsi al dono della vita – Mt 10,37-42

Dom 28 Giugno 2020

Accoglienza. La trama che lega la prima lettura e la pericope evangelica di questa domenica è proprio la dimensione dell’accoglienza. Nel secondo libro dei Re dal quale è presa la prima lettura si racconta di una famiglia che accoglie nella sua casa il profeta Eliseo. Un’accoglienza fatta di generosità, di amore, di condivisione.

Tutto questo si esprime nell’invito che la donna di famiglia rivolge al profeta. Il ritrovarsi a tavola per questa donna e per il suo marito deve essere certamente un momento di grande importanza, e di condi-visione dello stesso pane. Invitare Eliseo a tavola con insistenza significava poi dare anche un senso spirituale a quel momento, avendo riconosciuto in Eliseo un uomo di Dio. L’averlo tra loro significava riconoscere la presenza di un Dio che è con loro, di un Dio che cammina con l’uomo. Nella pagina del Vangelo di Matteo Gesù ribadisce l’importanza dell’accogliere.

L’accoglienza non è fine a se stessa. L’accoglienza genera la vita. Sempre nella prima lettura leggiamo che Eliseo assicura la donna che pur non avendo potuto avere un figlio, presto sperimenterà la gioia di cullare tra le sue braccia un bambino. Parimenti Gesù nel Vangelo assicura che chi sarà stato capace di accogliere non perderà la sua ricompensa. Accogliere è aprirsi al dono della vita. Infatti il primo atto di accoglienza è proprio quello del dono di una nuova vita. Una famiglia, un uomo e una donna che si amano e si accolgono a vicenda, non possono non vivere la gioia di abbracciare un bambino, una nuova vita. La ricompensa di cui parla Gesù nel Vangelo è proprio questa, la vita piena.

Riflettendo sull’importanza dell’accoglienza generante, o dell’accoglienza vi-tale, non possiamo oggi non riflettere sull’acceso dibattito politico nel nostro panorama italiano in tema di accoglienza. La nostra Italia, la nostra Europa, è realmente “invasa” da continui e provocati flussi migratori. Tali flussi per quanto drammatici siano, in realtà lo sono, possono generare condizioni per reinventare un nuovo stile di vita fondato sull’accoglienza e sul rispetto, ma anche su ciò che unisce ogni uomo, indipendente-mente dal suo colore e dalla sua religione. Anzi, per quanto riguarda la religione, questa può essere invece un anello di congiunzione per stabilire rapporti veri, fraterni, equi. Il dibattito sull’accoglienza non può essere semplicemente politicizzato, ma è intrinsecamente connesso alla dimensione umana.

L’uomo è fatto per accogliere e per generare vita. Ogni chiusura è preludio alla morte. Se chi avrà accolto riceverà la sua ricompensa generante, chi non avrà accolto riceverà certamente anch’egli una ricompensa, ma di morte. Ogni chiusura genera morte. Ogni apertura, ogni accoglienza genera vita.

(don Onofrio Farinola)

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